STANZE DI DZYAN
Il più antico fra gli antichi
Le “Stanze di Dzyan” sono un antichissimo testo orientale. Di esse si parla per la prima volta in occidente per opera di Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che riporta il risultato dei suoi studi nel commentario facente parte della sua opera “La Dottrina Segreta”.
Le “Stanze di Dzyan” si compongono di due parti: “Evoluzione Cosmica” e “Antropogenesi”. Nella prima parte viene descritta la storia dell’Universo, dalle sue origini alla formazione della materia. Nella seconda viene trattata l’origine dell’uomo e la sua evoluzione fino alla catastrofe che avrebbe distrutto l’Atlantide.
Il testo è diviso in “Stanze”, o Capitoli, così chiamate perché, secondo la dottrina orientale, alla conoscenza dell’ Universo si può giungere mediante la consultazione del “libro dell’Akasha”. Questa rappresenta la base sulla quale poggia il tessuto spazio -temporale sul quale è costruito l’Universo. In essa rimangono impressi, come su di un nastro magnetico, tutti gli av venimenti che lo hanno caratterizzato fin dalla sua origine. Il pensiero orientale ha diviso questa era in diversi periodi, ai quali ha dato il nome di Stanze, quasi fossero le stanze di una immensa biblioteca cosmica, alle quali può accedere chi, durante la meditazione, raggiunge l’illuminazione che gli permette di raggiungere più elevati gradi di coscienza. La parola Dzyan invece ha la sua derivazione dal termine DZYU, il Pensiero Divino attraverso cui prende forma ogni manifestazione, o anche l’Energia p rimordiale della formazione che ha dato forma e sostanza alla materia. Ciò che deriva da questa energia è “Dzyan”, ovvero la Creazione. Quindi “Le Stanze di Dzyan” si potrebbe semplicemente tradurre come: “I Capitoli della Creazione”
Il testo originale de “Le Stanze”, secondo quanto afferma Blavatsky, è conservato in un luogo segreto del Tibet ed era già considerato antico quando era antico l’uomo. Rare copie scritte in sanscrito ne ha potute reperire in alcuni luoghi sacri dell’India, alle quali la ricercatrice è riuscita ad accedere. La versione che viene qui presentata è la traduzione che è riportata nel citato testo “La Dottrina Segreta”. Esso quindi è la traduzione italiana di un testo inglese tratto dal testo sanscrito. Necessari pass aggi per rendere il testo comprensibile al lettore italiano. Naturalmente sono inevitabili, come in ogni passaggio del genere, delle interpretazioni del testo originale fatte dal traduttore per rendere il testo comprensibile. Ciò ha quindi portato, come per altre interpretazioni di Testi Sacri, ad una versione che sarà quantitativamente diversa da quella originale (conservata in Tibet), ma d’altronde ciò è inevitabile per rendere il Testo accessibile. Voglio sperare che i successivi passaggi si siano manten uti il più possibile fedeli ai precedenti e quindi al testo originale.
La Blavatsky, nel suo commentario, ha voluto rendere il testo nel suo significato più esoterico, quindi quello più nascosto e meno comprensibile ai molti. I riferimenti e gli allacciam enti che essa può aver fatto con la scienza, vanno riferiti alla conoscenza scientifica dell’epoca cui la scrittrice apparteneva, quindi la seconda metà dell’ottocento.
Le “Stanze di Dzyan” si compongono di due parti: “Evoluzione Cosmica” e “Antropogenesi”. Nella prima parte viene descritta la storia dell’Universo, dalle sue origini alla formazione della materia. Nella seconda viene trattata l’origine dell’uomo e la sua evoluzione fino alla catastrofe che avrebbe distrutto l’Atlantide.
Il testo è diviso in “Stanze”, o Capitoli, così chiamate perché, secondo la dottrina orientale, alla conoscenza dell’ Universo si può giungere mediante la consultazione del “libro dell’Akasha”. Questa rappresenta la base sulla quale poggia il tessuto spazio -temporale sul quale è costruito l’Universo. In essa rimangono impressi, come su di un nastro magnetico, tutti gli av venimenti che lo hanno caratterizzato fin dalla sua origine. Il pensiero orientale ha diviso questa era in diversi periodi, ai quali ha dato il nome di Stanze, quasi fossero le stanze di una immensa biblioteca cosmica, alle quali può accedere chi, durante la meditazione, raggiunge l’illuminazione che gli permette di raggiungere più elevati gradi di coscienza. La parola Dzyan invece ha la sua derivazione dal termine DZYU, il Pensiero Divino attraverso cui prende forma ogni manifestazione, o anche l’Energia p rimordiale della formazione che ha dato forma e sostanza alla materia. Ciò che deriva da questa energia è “Dzyan”, ovvero la Creazione. Quindi “Le Stanze di Dzyan” si potrebbe semplicemente tradurre come: “I Capitoli della Creazione”
Il testo originale de “Le Stanze”, secondo quanto afferma Blavatsky, è conservato in un luogo segreto del Tibet ed era già considerato antico quando era antico l’uomo. Rare copie scritte in sanscrito ne ha potute reperire in alcuni luoghi sacri dell’India, alle quali la ricercatrice è riuscita ad accedere. La versione che viene qui presentata è la traduzione che è riportata nel citato testo “La Dottrina Segreta”. Esso quindi è la traduzione italiana di un testo inglese tratto dal testo sanscrito. Necessari pass aggi per rendere il testo comprensibile al lettore italiano. Naturalmente sono inevitabili, come in ogni passaggio del genere, delle interpretazioni del testo originale fatte dal traduttore per rendere il testo comprensibile. Ciò ha quindi portato, come per altre interpretazioni di Testi Sacri, ad una versione che sarà quantitativamente diversa da quella originale (conservata in Tibet), ma d’altronde ciò è inevitabile per rendere il Testo accessibile. Voglio sperare che i successivi passaggi si siano manten uti il più possibile fedeli ai precedenti e quindi al testo originale.
La Blavatsky, nel suo commentario, ha voluto rendere il testo nel suo significato più esoterico, quindi quello più nascosto e meno comprensibile ai molti. I riferimenti e gli allacciam enti che essa può aver fatto con la scienza, vanno riferiti alla conoscenza scientifica dell’epoca cui la scrittrice apparteneva, quindi la seconda metà dell’ottocento.